venerdì 26 ottobre 2007
12-07 Un consigliere al confino ospedaliero...
giovedì 25 ottobre 2007
11-07 Una stazione di rilevamento degli inquinanti...ovvero la centralina della discordia!
10-07 La paura di affrontare gli impegni....ovvero faremo col PAT! faremo col PAT!
mercoledì 24 ottobre 2007
09-07 Variante alla 515 o.... alla giornata?
08-07 Una promessa...."non dimenticare Marco"
Nel breve non siamo riusciti a completare l'iter organizzativo ma: LA FIACCOLATA SI FARA'.
l'intenzione è rivolta verso la data del 24 novembre, tardo pomeriggio, salvo inghippi autorizzativi. Ricordo la proposta del raduno nel piazzale della pizzeria di via Drizzagno per poi procedere in corteo di fiaccole fino al luogo dell’incidente, si vedrà cosa accade con il rallentamento della circolazione. I cari di Marco, desiderano accompagnarsi con un simbolo che inviti alla prudenza per chi dimentica facilmente. Vorremmo lasciarlo sul posto e per questo auspichiamo buona volontà da parte dei proprietari del luogo! C'è una famiglia che non vuol arrendersi all'idea di aver perduto "inutilmente" un pezzo della loro esistenza.
Pubblicheremo la conferma ed il programma dell'appuntamento. Se c'è buona volontà per un aiuto, grazie fin d'ora! Usate la mail dello staff o postate un commento.
Stefano & C.
07-07 Nel silenzio trascorso...
Sarà momento di vero confronto? SI! e certamente di critica, si voglia da dietro la colonna o all'ombra dell'anonimato o del simpatico "nomignolo". Qualche scampolo di verità lo troveremo.
Come dicono gli esperti...purchè se ne parli, ed aggiungo se ne scriva!
Grazie, in ogni caso.
Stefano
domenica 7 ottobre 2007
Un'idea per il territorio
A volte, anche grazie ai suggerimenti di qualche professore universitario, mi son messo a pensare a quale possa essere il futuro del nostro territorio in una visione ampia, non chiusa. Perché se ci pensiamo la gestione del territorio così come pensata attualmente, è fortemente chiusa. Le amministrazioni locali ragionano come se dovessero amministrare delle piccole città-stato, in cui non farsi mancare niente. Allora ogni comune, anche quelli dalle dimensioni più contenute, dispongono di aree residenziali, di una parte di territorio che viene destinata ad attività agricole, ed infine una porzione consacrata allo sviluppo industriale. Un territorio sul modello “CaseCampiCapannoni” senza soluzione di continuità tra arre diverse.
Se ci pensate fa sorridere, questa idea di sviluppo del territorio. Pare che un comune non possa dirsi sviluppato se non ha la sua area industriale, salvo poi mantenere una porzione del territorio dedicata all’agricoltura per dimostrare un simbolico attaccamento alle proprie radici storico-culturali. Questo modo di pianificare lo sviluppo del territorio (senza dotarlo peraltro di infrastrutture viarie adeguate), ha portato al caos edilizio e al fallimento della mobilità territoriale, situazioni che, chi più chi meno, viviamo ogni giorno sulla nostra pelle.
Allora volendo abbozzare un’idea più ampia di un possibile futuro per il territorio, bisogna cercare di capire come sarà il nostro territorio tra qulche decennio, presumendo che l’andazzo attuale proceda senza cambiamenti, per poter poi valutare quali correttivi porre in essere. Per far questo mi vengono in mente alcune considerazioni introduttive alla vecchia proposta di Variante generale al piano regolatore, presentata dalla passata Amministrazione comunale di Scorzè nel 2003 per poi essere fortemente ridimensionata da quella attualmente in carica.
Spulciando ScorzèInsieme del settembre 2003 (n.3) leggo, tra le conclusioni della presentazione della Variante da parte dell’Amministrazione, in occasione dell’adozione formale, da parte del Consiglio, di quella stessa variante:
“Agli inizi del mese di giugno, in Fiera a Padova, il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, ha dato inizio al primo degli incontri previsti per la programmazione del Piano regionale di sviluppo.
Tra i relatori, il prof. Enzo Rullani, dell’Università di Cà Foscari, ha previsto che entro 15 anni il Veneto sarà come Los Angeles: una grande città diffusa.
A questa provocazione ha risposto il sociologo Ulderico Bernardi, dicendo che il Veneto, con le sue tradizioni, non sarà mai come Los Angeles, definendo quella veneta una realtà “agropolitana”…
… Il nostro modello, stando al lavoro predisposto, è più vicino alla visione del sociologo Bernardi, una realtà “agropolitana” nella quale lo sviluppo insediativo ben si armonizza con il contesto agricolo nel quale, da tempo immemore, i nostri paesi sono inseriti…”
La doppia chiave di lettura presentata ci aiuta a fare un po’ di chiarezza: c’è un’idea di sviluppo (agropolitana) che segue una logica incrementale, ed una (metropoli diffusa) che segue una logica strategica.
Nel primo caso si decide che fare del territorio man mano che emergono nuove necessità, portando ad una crescita a mio modo di vedere disordinata e fondamentalmente opportunistica. Infatti la soluzione diventa quella di trasformare terreni agricoli in edificabili man mano che servono nuovi spazi per l’ediliza industriale ed abitativa. Di fatto si “mangia” un pezzo di territorio alla volta, con buona pace dello sviluppo agropolitano, perché con questa logica, nel lungo periodo finiranno i campi da convertire in aree fabbrcabili, e di conseguenza, anche le aree fabbricabili stesse. Questa è la logica che attualmente, quasi tutte le Amministrazioni comunali seguono.
L’altra logica è quella di lungo periodo: siccome tra un po’ non vi sarà più soluzione di continuità tra gli insediamenti dei diversi paesi (indipendentemente dai prg dei singoli comuni), perché non pensiamo al nostro territorio come una grande area da urbanizzare, ponendo in essere di conseguenza scelte che mirino alla qualità della vita all’interno di questo territorio? Ho avuto la fortuna di conoscere il professor Rullani, e di confrontarmi con lui su queste tematiche. La sua idea è forse banale, ma illuminante:
“Il concetto è quello della città-rete. Invece di pensare il Veneto come campagna urbanizzata, piangendo sulla dispersione degli insediamenti, pensiamolo come una unica grande citta' (metropoli) del raggio di un centinaio di chilometri (tanto ci sono le ICT (tecnologie della comunicazione, ndr), perche' come trasporti la cosa non funzionerebbe). Allora i residui di verde tra una citta' e l'altra diventrano dei parchi, dei polmoni per nuovi insediamenti funzionali al vivere bene. Poi, riconosciuta questa città potenziale, infrastrutturiamola in modo che la gente possa veramente spostarsi da un punto all'altro o comunque contattare facilmente un avvocato, un medico o un progettista a 100 km di distanza, come se abitasse in un'unica grande città.”
Si dirà che questa logica dovrebbe essere seguita dagli strumenti di pianificazione regionali, ma evidentemente anche in quest’ambito si segue la regola “un po’ per ciascuno”, spartendo costi e benefici per il territorio regionale.
Dato questo presupposto, il ragionamento sul futuro del nostro territorio (apparentemente egoistico rispetto alle altre aree coinvolte, ma sarebbe possibile generalizzarlo ed adattarlo con la collaborazione delle Amministrazioni comunali presenti in tutta l'area) dovrebbe essere il seguente: dato che il quadrilatero Venezia-Padova-Castelfranco-Treviso sta diventando una grande metropoli diffusa, cosa vogliamo che sia Scorzè per questa metropoli? Una zona industriale nel centro di una metropoli? Una periferia degradata rispetto ai poli attrattivi della metropoli? Un grande parco attorno al Dese? Una zona direzionale decentrata al centro della metropoli? Cosa?
In base alla risposta che si dà a queste domande si dovrebbe conseguentemente agire. Evidentemente se si vuole evitare che Scorzè e, più in generale, tutto il Miranese, diventino una zona industriale o una periferia degradata (speranza che credo comune a tutti quelli che in questo territorio vivono, magari da generazioni) bisognerebbe rinunciare ad aumentare le zone industriali e ad un po’ di metri cubi residenziali, favorendo un’edizilia residenziale di qualità o l’insediamento di servizi di qualità. Questo, ripeto, senza voler giudicare le scelte fin qui fatte da qualsivoglia amministrazione.
Troppo difficile? Fantaurbanistica? Forse si, ma se questa è fantaurbanistica allora l’idea che regge l’attuale sviluppo urbanistico (metri cubi e zone industriali portano crescita abitativa e quindi benessere), idea vecchia di cinquant’anni, è quantomeno miope.
mercoledì 3 ottobre 2007
05-07 Una promessa… “non dimenticare Marco Pesce”
- sono pochi quindici anni….
per lasciare l’affetto della famiglia
per smettere di prendere a calci un pallone
per lasciare le passioni a chi le trasforma in violenza
per credere in un destino tragico
per credere che le regole non vanno rispettate
per morire rispettando le regole
………sono pochi quindici anni!
Mi sarei aspettato che in un mese di tempo, da quando Marco ha lasciato quanto amava e di più caro aveva in questa vita terrena, qualche amministratore competente in materia di viabilità ed ordine pubblico relazionasse il consiglio su qualche iniziativa intrapresa per limitare il comportamento degli automobilisti in quella via Drizzagno, considerato che ci possiamo vantare di aver acquistato mezzi ed attrezzature per far rispettare il codice della strada…perché no, anche un po’ di repressione qualche volta educa.
Nulla, tutto sembra accaduto per un tragico caso od una fatalità, ..un errore che può capitare a tutti!
No!! non possiamo archiviare così gli errori degli uomini, impunemente!
No! non riesco a trovare parole di consolazione, per un figlio che attendeva di svoltare nella via che lo conduceva da un amico, che stava in centro alla carreggiata per le regole che aveva imparato, mentre “il caso ?”faceva sopraggiungere alle sue spalle un veicolo condotto ad oltre cento chilometri/ora, “il caso?” faceva sì che il veicolo con il buio davanti iniziasse il sorpasso, aumentando forse la velocità……per superere quelli che, più avanti, Marco l’avevano visto, rallentando!
perché i suoi quindici anni non siano stati vissuti invano.
04-07 Il passaparola!..occasioni da non perdere
Si comunica che il Consiglio Comunale è convocato in seduta ordinaria di prima convocazione per i giorni di VENERDI’ 05 E LUNEDI’ 08 OTTOBRE 2007 – alle ore 19.00, presso la Sala Gatto, sita nella Scuola Elementare di Scorzè capoluogo, per la trattazione del seguente:
O R D I N E D E L G I O R N O
Web-politics
Il fenomeno Grillo si è abbattuto sulla politica italiana ed ha già un problema. Dover scendere a patti con essa. Quando un movimento di pensiero si trasforma in movimento politico (anche le liste civiche sono movimenti politici) fa i conti con la durezza delle regole del confronto democratico condotto nelle aule parlamentari o consiliari. Grillo vorrebbe cancellare questa politica, vorrebbe cancellare il modo in cui è fatta, vorrebbe cancellare le persone che la amministrano e, spesso, la dominano. Ma c'è un problema di fondo. E da questo problema di fondo bisogna partire.Questo problema di fondo è il sistema.
In fondo è il problema che con la mia lista civica ho affrontato tempo fa. Cambiare il sistema da dentro vuol dire, almeno nel breve periodo, accettarne le regole. Ma se vuoi cambiare veramente il sistema non puoi accettarne le regole. Diventi connivente. Le strade diventano due: o stai nel sistema cercando di non sporcarti (quello che cerchiamo di fare noi, ma se qualcuno vuole attaccarti sulla tua "purezza politica" perduta stando a fianco dei partiti non è proprio facile difendersi, o perlomeno far capire i motivi legittimi delle tue scelte), o cerchi di cambiare il sistema. Cambiare vuol dire sovvertirne le regole. Sovversione = terrorismo. Inutile dire che non è il caso di fare terrortismo.
So che possono sembrare i due estremi di un continum, ma in realtà il continum non esiste; chi cerca di collocarsi politicamente e culturalmente tra questi due estremi finisce inglobato in uno dei due. Questo Paese è il Paese delle caste, il Paese delle clientele, il Paese della politica tramandata da genitori a figli. Per sovvertirne l'ordine serve un evento ecclatante.
L'unico evento che pareva in grado di sovvertire il sistema fu Mani Pulite: un'inchiesta in cui la magistratura, svolgendo il suo ruolo istituzionale, finì, più o meno consapevolmente (molto consapevolmente, a mio modo di vedere, e oltretutto a senso unico), per sostituirsi al popolo, cancellando parte della classe politica di allora. In fondo, in fondo, dopo quindici anni, è davvero cambiato qualcosa? Quel periodo ha partorito dei cambiamenti formali (partiti sciolti, altri nuovi di zecca, nuove leggi elettorali), che non hanno cambiato la sostanza del problema. Prima DC contro il resto del mondo o quasi, poi Berlusconi contro tutti o quasi. Ad esempio quel periodo ha partorito l'ascesa di un movimento come la Lega che, iniziando a parlare come parla ora Grillo, è finito per avere un posto nel cda Rai e un direttore di rete (Rai2). Era questo che la Lega si proponeva 15 anni fa?
Ora tutti i politici che non denigrano apertamente Grillo, lo invitano furbescamente a confrontarsi con loro: questo permette in primo luogo ai partiti di rileggittimare il loro ruolo di interlocutori politici, anche tra chi aderisce a movimenti di protesta antipartitici, in secondo luogo portano i loro detrattori in quella palude tutta italiana che è il confronto politico, palude nella quale si sporcano valori, ideali, persone e dalla quale ciascuno esce meno idealista e molto più pragmatico, per non dire materialista.
La svolta civica di Grillo lo costringe a confrontarsi con la Politica, non in casa sua, con le sue regole, ossia nella piazza, ma in casa dei partiti, coi tempi della politica, con le regole della politica, con i tranelli della politica. A questo stadio il movimento di Grillo ha molti ideali, molta buona volontà, ma a mio avviso, poca concretezza (non che la Politica di oggi abbia molta concretezza...si ovvia a questa carenza con una quanto mai sviluppata capacità di gestire il potere)...nel mondo di oggi la parola d'ordine per ogni persona o quasi è (purtroppo o per fortuna) concretezza...ma al bisogno di concretezza non si risponde con un vaffanculo...e a volte, ho imparato, non basta neanche il buon senso.