mercoledì 3 ottobre 2007

Web-politics

Il ciclone Grillo si è abbattuto sulla politica italiana. C'era da aspettarselo. La rete desidera contare, essere presente nelle scelte concrete, far sentire il suo peso. Ora ha trovato il suo capopopolo. E gli italiani potrebbero aver trovato un altro profeta dell'antipolitica. Tanto si sa, questo popolo ha periodicamente bisogno di contestare l'autorità, giusto per avere l'impressione di essere ancora in un Paese democratico. Poi alle elezioni...si torna a votare quei rassicuranti simboli di partito che ci permettono di abdicare ai nostri diritti politici di cittadini, almeno finchè non verremo chiamati a votare un'altra volta. Si chiama resistenza al cambiamento. O pigrizia mentale. O menefreghismo. Fate voi.
Il fenomeno Grillo si è abbattuto sulla politica italiana ed ha già un problema. Dover scendere a patti con essa. Quando un movimento di pensiero si trasforma in movimento politico (anche le liste civiche sono movimenti politici) fa i conti con la durezza delle regole del confronto democratico condotto nelle aule parlamentari o consiliari. Grillo vorrebbe cancellare questa politica, vorrebbe cancellare il modo in cui è fatta, vorrebbe cancellare le persone che la amministrano e, spesso, la dominano. Ma c'è un problema di fondo. E da questo problema di fondo bisogna partire.Questo problema di fondo è il sistema.
In fondo è il problema che con la mia lista civica ho affrontato tempo fa. Cambiare il sistema da dentro vuol dire, almeno nel breve periodo, accettarne le regole. Ma se vuoi cambiare veramente il sistema non puoi accettarne le regole. Diventi connivente. Le strade diventano due: o stai nel sistema cercando di non sporcarti (quello che cerchiamo di fare noi, ma se qualcuno vuole attaccarti sulla tua "purezza politica" perduta stando a fianco dei partiti non è proprio facile difendersi, o perlomeno far capire i motivi legittimi delle tue scelte), o cerchi di cambiare il sistema. Cambiare vuol dire sovvertirne le regole. Sovversione = terrorismo. Inutile dire che non è il caso di fare terrortismo.
So che possono sembrare i due estremi di un continum, ma in realtà il continum non esiste; chi cerca di collocarsi politicamente e culturalmente tra questi due estremi finisce inglobato in uno dei due. Questo Paese è il Paese delle caste, il Paese delle clientele, il Paese della politica tramandata da genitori a figli. Per sovvertirne l'ordine serve un evento ecclatante.
L'unico evento che pareva in grado di sovvertire il sistema fu Mani Pulite: un'inchiesta in cui la magistratura, svolgendo il suo ruolo istituzionale, finì, più o meno consapevolmente (molto consapevolmente, a mio modo di vedere, e oltretutto a senso unico), per sostituirsi al popolo, cancellando parte della classe politica di allora. In fondo, in fondo, dopo quindici anni, è davvero cambiato qualcosa? Quel periodo ha partorito dei cambiamenti formali (partiti sciolti, altri nuovi di zecca, nuove leggi elettorali), che non hanno cambiato la sostanza del problema. Prima DC contro il resto del mondo o quasi, poi Berlusconi contro tutti o quasi. Ad esempio quel periodo ha partorito l'ascesa di un movimento come la Lega che, iniziando a parlare come parla ora Grillo, è finito per avere un posto nel cda Rai e un direttore di rete (Rai2). Era questo che la Lega si proponeva 15 anni fa?
Ora tutti i politici che non denigrano apertamente Grillo, lo invitano furbescamente a confrontarsi con loro: questo permette in primo luogo ai partiti di rileggittimare il loro ruolo di interlocutori politici, anche tra chi aderisce a movimenti di protesta antipartitici, in secondo luogo portano i loro detrattori in quella palude tutta italiana che è il confronto politico, palude nella quale si sporcano valori, ideali, persone e dalla quale ciascuno esce meno idealista e molto più pragmatico, per non dire materialista.
La svolta civica di Grillo lo costringe a confrontarsi con la Politica, non in casa sua, con le sue regole, ossia nella piazza, ma in casa dei partiti, coi tempi della politica, con le regole della politica, con i tranelli della politica. A questo stadio il movimento di Grillo ha molti ideali, molta buona volontà, ma a mio avviso, poca concretezza (non che la Politica di oggi abbia molta concretezza...si ovvia a questa carenza con una quanto mai sviluppata capacità di gestire il potere)...nel mondo di oggi la parola d'ordine per ogni persona o quasi è (purtroppo o per fortuna) concretezza...ma al bisogno di concretezza non si risponde con un vaffanculo...e a volte, ho imparato, non basta neanche il buon senso.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

evidentemente le riflessioni che abbiamo letto, non richiedono commenti.
Avanti così!
Robin & Batman

Anonimo ha detto...

preferisco il Grillo comico... è facile trovare argomenti che fanno presa, soprattutto in anni difficili come questi.
l'analisi non è di fatto argomento difficile... è la terapia, sono le soluzioni che servono! e Grillo è bravo a calcare sui problemi, ma latitante, o demagogico sulle soluzioni.
troppo facile.

Chi vive nella libertà ha un buon motivo per vivere, combattere, morire. (W. Churchill)